lettera u - Tarsia dialetto

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U


'U: usato sia come articolo il, lo ('u canu), che come avverbio di negazione non ('u  mm'a dittu).

Udienza, adienza: ascolto, prestare attenzione. Dal latino “audeo”.

Ugliarùlu: oliera, della misura di circa mezza “ramateddhra”. Derivato da “oleus”.

Ugna: unghia. Dal latino “unguis”; “ungues ponere”, tagliarsi le unghie (Orazio Flacco I sec. a.C.).

Uoriu: orzo. Dal latino “hordeum”. Solita digressione latina: “hordearii” era anche l'appellativo dato ai gladiatori, perché di solito consumavano pane di orzo.

Urlu: orlo. Dal latino “orulus”, derivato da “ora” (estremità, margine, limite); “ora poculae”, l'orlo del bicchiere (Tito Lucrezio Caro, I sec. a.C.).

Urmu, umbru: lasciato a gola asciutta (senza dargli da bere), nel gioco delle carte (patrun'e suttu), riferito a chi perde. Probabile derivazione dal greco “ollumein”, perdere, mandare in rovina (termine omerico). In origine era un gioco che si faceva anche con la partecipazione del padrone del locale: lo scopo era quello di bere a sue spese, lasciandolo “all'urmu”. Posso avanzare altre due ipotesi, alquanto suggestive e fantasiose. La prima potrebbe far derivare il termine direttamente da olmo: questo albero, in passato, veniva piantato nelle vigne, come sostegno per i tralci delle viti; quindi, il significato, per traslazione, indica chi, nel gioco, regge il bicchiere di vino in favore di altri, o assiste alle bevute altrui. La seconda ipotesi, da collegarsi con il termine  “umbru”, porterebbe al latino “umbra”, a sua volta dal greco “òmbros”, che non è soltanto l'ombra, ma anche una nuvola carica di pioggia, cioè di acqua: nel significato che, mentre gli altri bevono vino, l'escluso dalla bevuta si deve accontentare solo di acqua.

Usca fòra: voce onomatopeica per scacciare i maiali, o per ricondurli al porcile. Io credo che possa derivare dal verbo greco "oisché" (va), imperativo di "oischein" (andare).

Uttrùovu: ottobre.

Uùrtu: orto. Dal latino “hortus”.



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